Per proteggere il mare dobbiamo prima sognarlo
L’estate si avvicina: torneremo sulle spiagge, saliremo in barca, ci riavvicineremo a quei luoghi di mare che durante l’inverno abbiamo dimenticato. E lui sarà lì, come sempre, ad accoglierci. Ma fino a quando? Il mare continua a offrirsi, nonostante gli insulti che infliggiamo al suo ecosistema. Tuttavia, questo equilibrio non è eterno. Se non impariamo ad ascoltarlo, proteggerlo, rispettarlo, rischiamo di trasformarlo in una distesa silenziosa, inquinata, priva di vita. Il mare non è solo uno sfondo. È una presenza viva, fragile e potente, che ci dà molto più di quanto immaginiamo: respiro, equilibrio climatico, nutrimento, bellezza. Eppure, troppo spesso, dimentichiamo di averne cura. Oggi i mari del mondo sono minacciati come mai prima: inquinamento, pesca intensiva, cambiamenti climatici, traffico marittimo, rumore sottomarino. E con loro, le creature che li abitano — come i cetacei, sentinelle silenziose di un equilibrio che stiamo spezzando. Tutelare il mare non è solo una questione ecologica. È un atto culturale, etico, immaginativo. Significa riscoprire un modo diverso di stare al mondo: più attento, più umile, più consapevole.
Anche la letteratura può fare la sua parte. Le storie che raccontiamo — e quelle che scegliamo di ascoltare — possono riaccendere lo stupore, il rispetto, la connessione profonda con il mondo naturale. È anche da questo desiderio che nasce “Avelig, la donna del silenzio”.
Perché forse, per imparare a proteggere il mare, dobbiamo prima tornare a sognarlo.
In arrivo “Avelig, la donna del silenzio” – Un romanzo corale tra mare, memoria e mito