Messaggio in bottiglia n° 12 Un’altra Estate

Questo messaggio in bottiglia porta con sé un racconto, non molto breve, stimolato sicuramente dalla voglia di vacanza imminente e dai ricordi delle tante estati passate a scoprire la propria esistenza. Nella vita di ciascuno l’estate ha svolto un ruolo particolare, denso di esperienze. Si usciva dall’organizzazione canonica dell’inverno: scuola, lavoro, impegni, per ricavarsi momenti propri, di divertimento e non solo, molto spesso anche di crescita. 

Tanti scrittori, molto più degni di me, nel corso del tempo hanno voluto toccare il tema dell’estate, prendendolo come pretesto per parlare di incontri, di sentimenti, di ansie, di rapporti naufragati o altri costruiti. Rimanendo solo tra gli scrittori italiani mi vengono in mente tre giganti della letteratura: Alberto Moravia, Cesare Pavese e Elsa Morante. Ciascuno va visto nel suo contesto storico. Abituati ai ritmi attuali di fruibilità breve o immediata, possono risultare un po’ lenti, ma può essere un’occasione per riappropriarsi di un altro modo di leggere.

 “Agostino” Moravia lo scrisse nel 1941 ma lo pubblicò nel 1944, quando tornò a Roma al seguito delle truppe alleate. È un romanzo breve e fu il capolavoro che gli consentì di conquistare i riconoscimenti della critica e del pubblico. Agostino è un romanzo di formazione, che racconta il passaggio dall’età infantile alla turbolenta fase adolescenziale, attraverso la scoperta della sessualità del protagonista, un ragazzino di tredici anni. 

“La bella estate” Cesare Pavese la scrisse nella primavera del 1940 ma la pubblicò nel 1949. La bella estate è, come affermò lo stesso Pavese, la «storia di una verginità che si difende», il racconto dell’inevitabile perdita dell’innocenza. Un romanzo intenso e delicato che narra l’iniziazione alla vita, nella fase che segna, con la scoperta dei sensi e della tentazione, il passaggio dall’adolescenza alla maturità e la consapevolezza del proprio inevitabile destino.

“L’isola di Arturo” di Elsa Morante lo lessi per conoscere Procida; invece, mi trovai di fronte a un altro romanzo di formazione molto lento, fortemente introspettivo e descrittivo.

Arturo è un ragazzo che vive a Procida e queste sono le sue memorie, dall’idillio solitario alla scoperta della vita: l’amore, l’amicizia, il dolore, la disperazione. A tratti la narrazione diventa quasi fiabesca, in altri e cruda e violenta. 

Il mio scritto non è certo degno di misurarsi con questi capolavori. Molto più umilmente voglio solo provocare emozioni e stimolare ricordi delle vostre estati. Spero di esserci riuscito.

Buone vacanze a tutti

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