Messaggio in una bottiglia n°7 “La conoscenza e… i giovani d’oggi”

All’origine delle pagine di questo sito e dei libri e racconti che scrivo, c’è, tra le altre cose, la voglia di trasmettere l’amore per la conoscenza, perché ritengo che questa costituisca la base su cui costruire una società più equa e libera dai condizionamenti esterni e dalle logiche del “mercato”. La conoscenza porta consapevolezza e capacità di analizzare e valutare le situazioni, di arrivare a conclusioni e di dare giudizi ragionati. Qualche tempo fa, rimasi impressionato da una lettera, riportata dai giornali, di un professore scomparso prematuramente, scritta ai suoi alunni il suo ultimo giorno di insegnamento. Riporto alcune righe particolarmente significative:

“…usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha; non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente.”

Ovviamente gli interlocutori “preferenziali” dovrebbero essere i giovani, e aggiungo, di qualsiasi età, perché la natura ce lo insegna l’imprinting comincia presto. E questa cosa era chiara già molti secoli fa. Dovete sapere che Micione, oltre a essere il soprannome che mi ha affibbiato la mia dolce metà per alcuni miei aspetti caratteriali, è anche il nome di un personaggio della commedia di Terenzio intitolata Adelphoe. Protagonisti della commedia sono due fratelli, Demea e Micione, che Terenzio ritrae alle prese con l’educazione dei figli. Terenzio consapevole del fatto che non ci sono ricette assolute, perciò propone due modelli antitetici: Demea fautore di metodi fondati sulla severità, sul valore dei NO che aiutano i figli a crescere e ad affrontare la vita; Micione crede, invece, nella forza del dialogo. Io mi riconosco di più in questo personaggio, nella sua ricchezza e nei suoi limiti. Infatti, anche se Terenzio resta affascinato dall’humanitas di Micione, in conclusione lascia la parola a Demea, che afferma: “ci sono cose che per la vostra giovinezza voi vedete di meno, desiderate con troppo ardore e non sapete valutare abbastanza: se volete che io vi ammonisca e vi corregga e ceda solo quando opportuno, eccomi, sono a vostra disposizione. (Adelphoe, atto V)”.

Da Terenzio ai giorni nostri l’idea non cambiata. Educare significa, infatti, guidare, testimoniare con l’esempio come vanno affrontate le vicende della vita: le sfide con coraggio, il successo con senso della misura e i fallimenti come esperienze inevitabili da cui imparare a risollevarsi. 

Fatte queste considerazioni e senza avere la pretesa di diventare un “educatore”, ho cominciato a scrivere dei racconti per ragazzi in età scolare, che, in maniera semplice, introducano elementi di amore e rispetto per la natura e ne stimolino la voglia di conoscere. 

Eccovi il primo, Buona lettura!

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