Messaggio in bottiglia n°17 – Vale la pena?

In questo momento ho due racconti e un romanzo lasciati a metà.  Il primo racconto è umoristico su due immaginari paesi di montagna in conflitto tra loro, e un altro più drammatico che prosegue la “saga” di Vladimiro portandolo a confrontarsi con gli attuali problemi di sviluppo della nostra civiltà. Il romanzo invece è ambientato in Bretagna, segue sempre la vena “ecologista” ma si muove in una terra di mezzo tra realtà e fantasia. Le idee per concluderli ci sono, e alcune mi piacciono proprio, quella che è venuta meno è la voglia di condividere, motivo per cui da alcuni mesi non scrivo più su questa rubrica. Allora ho cominciato a domandarmi come mai non avevo né voglia né interesse che qualcuno leggesse quello che scrivo quindi a condividere le mie idee e le mie emozioni. La realtà in cui siamo immersi porta a isolarsi, a perdere fiducia nel prossimo, nel futuro, non so se sia un disegno preciso, quello di farci credere nell’ineluttabilità del fato, o se sia realmente così. Il livello di feccia che ci circonda è talmente alto che affrontare una battaglia per opporvisi sembra un’idea velleitaria e perdente. Quattro miliardi di investimenti in armamenti previsti dal nostro Pese nel futuro prossimo, campagna di demonizzazione di tutto ciò che difende e tutela l’ambiente, portata avanti da politici cinici e corrotti e da altrettanto corrotti mezzi di stampa, pseudo imprenditori che declamano che la malattia del secolo è stata l’ascensore sociale degli ultimi decenni che ha permesso a figli di artigiani di laurearsi e per questo non si trovano più bravi artigiani, negazionismo storico ricorrente e altrettanto ricorrente negazionismo del più evidente disastro ambientale a cui stiamo andando incontro, livello di vita folle che si traduce in una corsa a uccidersi e a uccidere, sul lavoro, per strada, una vera strage. Tutto questo è il brodo sociale in cui siamo immersi. Mi viene in mente l’ultima frase della canzone di Gaber “Io se fossi Dio”, dopo aver lanciato strali contro tutto e tutti, fustigando corruzione e pochezza morale conclude:

Io se fossi Dio, La Terra la vedrei piuttosto da lontano; E forse non ce la farei ad accalorarmi; In questo scontro quotidiano; Io se fossi Dio; Non mi interesserei di odio e di vendetta; E neanche di perdono; Perché la lontananza è l’unica vendetta; È l’unico perdono; E allora; Va a finire che se fossi Dio; Io mi ritirerei in campagna; Come ho fatto io”.

Poi invece mi è capitato di leggere queste frasi di Mario Rigoni Stern, tratto dal suo libro “Uomini, boschi e api”, uno che di cose terribili ne ha viste proprio tante:

Vorrei che tutti potessero ascoltare il canto delle coturnici al sorgere del sole, vedere i caprioli sui pascoli in primavera, i larici arrossati dall’autunno sui cigli delle rocce, il guizzare dei pesci tra le acque chiare dei torrenti e le api raccogliere il nettare dai ciliegi in fiore. In questi racconti scrivo di luoghi paesani, di ambienti naturali ancora vivibili, di quei meravigliosi insetti sociali che sono le api, ma anche di lavori antichi che lentamente e inesorabilmente stanno scomparendo. Almeno qui, nel mondo occidentale. […] Troverete anche storie di animali selvatici e di uomini che vivevano – e qualcuno ancora vive – in un ambiente sempre più difficile da conservare. I miei brevi racconti non parlano di primavere silenziose, di alberi rinsecchiti, di morte per cancro, ma di cose che ancora si possono godere purché si abbia desiderio di vita, volontà di camminare e pazienza di osservare.”

Allora ho pensato che se la voglia e l’energia per continuare a credere nel genere umano, l’ha trovata lui con tutto quello che aveva vissuto, sarebbe assurdo se non riuscissi a trovarla io, immerso, in fondo, nel mio “benessere” quotidiano. E allora riprendo carta e penna e già so in cosa sarò impegnato nei prossimi giorni di ferie. Buone vacanze a tutti, io mi ritiro a finire il romanzo “Avelig, la donna del silenzio”, perché la fantasia, in fondo, è una fuga momentanea dalla realtà ma che ci consente, al nostro ritorno di viverla più serenamente.

Flavio

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Un commento

  1. Ecco bravo, continua a scrivere per chi non appartiene a quella categoria a cui fai riferimento. Noi siamo ben felici di leggerti. Questa volta, il nuovo libro me lo firmerai , insieme ai precedenti, seduti in un bar a raccontarci. Buone vacanze Flavio!

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